Luciano Salce nasce a Roma da una famiglia borghese; rimane orfano della madre appena nato, colpita da febbre puerperale; la donna si chiamava Clara Sponza, aveva 22 anni ed era originaria di Pesaro. Il padre invece si chiamava Mario e aveva 26 anni al momento della sua nascita, era nativo di Bergamo, ma le origini erano venete. L’infanzia di Luciano Salce non è delle migliori, poiché a curarsi di lui furono il padre e la nonna paterna che, dopo la morte della nuora, si trasferisce da Torino nella capitale.

All’età di dieci anni il padre lo iscrive al collegio di Mondragone (allora adibito a tale scopo e gestito dai Gesuiti), dove rimane fino al termine dei suoi studi nel Liceo classico. Durante la permanenza in collegio Salce comincia a coltivare la passione per il teatro e a tredici anni si esibisce in un paio di spettacoli, nel primo come uno dei tanti partecipanti, nel secondo come protagonista. Nel frattempo il padre Mario si risposa e nel 1936 nasce Guido. Nel 1940 si iscrive all’università per volere del genitore e la facoltà consigliata è quella di giurisprudenza; refrattario a questo tipo di istruzione, abbandona gli studi a quattro esami dalla laurea.

Due anni dopo, nel 1942, si iscrive all’Accademia nazionale d’arte drammatica e ha modo di fare la conoscenza di alcuni dei suoi futuri colleghi, tra cui Vittorio Gassman, Luciano Lucignani, Luigi Squarzina, Carlo Mazzarella, Tino Buazzelli, Nino Manfredi, Vittorio Caprioli, Mario Landi, Nino Dal Fabbro, Emilio Serrao. Durante gli studi scrive uno spettacolo in atto unico, “Racconto per un funerale”, che viene poi rappresentato a Messina. Il 17 febbraio del 1943 Salce è richiamato al servizio militare e con lui è presente anche Vittorio Gassman che allora era un allievo alla Scuola Ufficiali di Forlì; l’8 settembre dello stesso anno il giorno dell’armistizio viene fatto prigioniero dai tedeschi e viene deportato in un campo di lavoro per prigionieri di guerra dove rimarrà per due anni fino al termine del conflitto.

Gli esordi artistici

Nel 1945 inizia la sua collaborazione con la sede radiofonica RAI di Roma dove oltre a scrivere copioni per programmi di varietà vi partecipa anche come attore. Nel 1946esordisce al cinema, interpretando il ruolo di un ufficiale americano in Un americano in vacanza, diretto da Luigi Zampa, e nello stesso anno termina il romanzo-diario L’educazione teatrale, scritto assieme a Vittorio Gassman. Questo libro vedrà la luce solo nel 2004, pubblicato da Gremese e curato da Giacomo Gambetti e Emanuele Salce, figlio di Luciano. Nel 1947 conclude gli studi all’accademia ottenendo il diploma di regista, e per l’occasione allestisce lo spettacolo Ballo dei ladri, tratto dall’autore Jean Anouilh; nel frattempo anche la rivista intellettuale …E lui dice pubblica un articolo su di lui.

Una volta terminati gli studi si aggrega alla compagnia teatrale di Evi Maltagliati e Vittorio Gassman; tra i suoi colleghi di lavoro ci sono Luigi Squarzina e Guido Salvini. Parte con loro per alcuni spettacoli itineranti, e la prima tappa è Praga; a causa della mancanza di mezzi furono gli stessi registi a occuparsi di tutto. Nel 1948 Salce continua a contribuire agli spettacoli itineranti anche in altre città; il tour dura circa quattro mesi e la compagnia di cui fa parte si esibisce a Palermo, Messina, Catania, Reggio Calabria, Bari, Lecce, Napoli, Firenze, Lucca, Bologna, Modena, Como, Bergamo, Lecco e Lugano con ultima tappa Milano, dopo di che si scioglie.

Nell’estate è assistente del collega Guido Salvini per gli spettacoli Cristo ha ucciso ed Edipo re, e con lui ripropone una compagnia teatrale autonoma. Parigi è una delle tappe da loro raggiunte, dove hanno modo di recitare con altri illustri colleghi: Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli, Paolo Panelli e Tino Buazzelli. Lo spettacolo ha luogo al club “Tabou”, loro indicato dal collega Marcello Pagliero. Una volta tornato in Italia lavora a fianco di Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Vito Pandolfi e Orazio Costa. In questo periodo mette in scena spettacoli tratti da opere di Massimo Bontempelli e Molière.

Nel 1949, dopo essersi esibito in alcuni spettacoli al teatro “Arlecchino” di Roma, parte nuovamente per Parigi con Vittorio Caprioli e Alberto Bonucci per esibirsi al cabaret “La Rose Rouge”. Lo stesso Vittorio Caprioli sceglie il nome per il trio, “Il gruppo dei tre gobbi”, in ricordo di un impresario che aveva avuto una discussione con i tre attori e che, per disprezzo, li aveva così soprannominati. Tra il 1950 e il 1951 la compagnia fa scalo a San Paolo in Brasile, dove i tre hanno modo di lavorare al fianco di Adolfo Celi. Salce e i colleghi decidono di rimanere nella città brasiliana allestendo vari spettacoli tratti da opere di Oscar Wilde, Tennessee Williams, Luigi Pirandello, Achille Campanile, Jean Anouilh.

Durante il soggiorno lavorativo in America conosce Jole Bertolazzi, con la quale si fidanza. Sempre in Brasile, Salce dirige i suoi due primi film: Uma pulga na balança (1953) e Floradas na serra (1954), quest’ultimo tratto da un romanzo di Dinah Silveira de Queiroz, che, per lungo tempo, è sembrato definitivamente perduto[4]. Nello stesso anno rientra nuovamente in Italia e continua i suoi spettacoli itineranti: in questo periodo Bonucci lascia la compagnia de “I tre gobbi” e al suo posto subentra Franca Valeri.

Con l’arrivo dell’attrice milanese il successo della compagnia è tale che i tre attori ottengono una rubrica settimanale alla radio, Chi li ha visti?. L’8 gennaio 1955 si sposa con Jole Bertolazzi a Venezia, e nello stesso anno riprende a recitare per il cinema, interpretando una piccola parte in Piccola posta di Steno. Rimane comunque più attivo negli spettacoli teatrali, soprattutto tra il 1956 e il 1957, portando in scena diversi spettacoli tra cui Sexophone e i I tromboni, quest’ultimo interpretato da Vittorio Gassman. Insieme a Vittorio Caprioli e Franca Valeri scrive due testi, una commedia teatrale, L’arcisopolo, e una radiofonica, La zuccheriera.

Nel 1958 scrive il soggetto e la sceneggiatura di uno spettacolo teatrale, Don Jack, il primo da lui ideato, in cui ritrae una sorta di Don Giovanni in abiti moderni e d’ambientazione cinematografica, interpretato ancora una volta da Vittorio Gassman e rappresentato al Teatro Quirino nel marzo dello stesso anno. Il successo e l’ascesa di Luciano Salce arriva anche in televisione e a tal proposito, inizia a collaborare con la Rai. Per la televisione, scrive in qualità di autore televisivo insieme a Ettore Scola e Ruggero Maccari i testi per il programma in sette puntate Le canzoni di tutti, diretto da Mario Landi, e dirige la commedia L’orso e il pascià, un’opera di Eugène Scribeadattata da Achille Campanile; la commedia è interpretata da Monica Vitti, Alberto Bonucci e Mario Scaccia.

Nel 1959 scrive i testi per il secondo spettacolo ideato di proprio pugno dal titolo Il lieto fine, anche questo d’ambiente cinematografico e con finale amarissimo; viene messa in scena da Alberto Bonucci a Firenze l’ultimo giorno dell’anno. Nel frattempo Salce tenta anche la strada della regia lirica, allestendo Le trame deluse, tratto da un’opera di Domenico Cimarosa e trasmessa dalla Rai il 27 aprile del 1960.

Gli anni sessanta

In Italia l’esordio registico avviene nel 1960 con il film Le pillole di Ercole, tratto da una opera di Maurice Hennequin e Paul Bilhaud; la pellicola venne interpretata da Nino Manfredi, Andreina Pagnani e Vittorio De Sica, e conosce il direttore della fotografia Erico Menczer che gli sarà a fianco in diversi suoi film. Da questo momento in poi Salce si dedica totalmente al cinema e allenta i rapporti con il teatro, ma non quelli con la televisione e con la radio.

Il 1961 è l’anno in cui si fa notare dal pubblico cinematografico e dalla critica italiana con il film Il federale, scritto da Castellano e Pipolo. Il film diventa in poco tempo una svolta verso la commedia adulta da parte del protagonista Ugo Tognazzi e segna l’esordio come compositore di colonne sonore del maestro Ennio Morricone. Nel 1962 l’attività registica di Luciano Salce prosegue con i film La voglia matta e Le ore dell’amore, continuando la collaborazione con Ugo Tognazzi e Castellano e Pipolo. Con queste pellicole inizia a percorrere un filone incentrato su graffianti commedie di costume, che comprende anche La cuccagna, interpretato dagli esordienti Donatella Turri e Luigi Tenco.

Salce è sempre più preso dagli impegni sui set e anche per questo il matrimonio con la moglie Jole entra in crisi; nello stesso periodo conosce sul set de La voglia matta la giovane attrice Diletta D’Andrea, che diventerà la sua seconda moglie. Tra il 1964 e il 1965 appare spesso in televisione e inizia a diventare un volto noto a tutti gli italiani con la partecipazione al varietà Studio Uno del 1965, diretto da Antonello Falqui, scritto da Castellano e Pipolo e presentato da Mina. Nel programma è spalleggiato anche da Lelio Luttazzi, con il quale commenta con sarcasmo le notizie del giorno. Il 7 agosto del 1966 nasce a Londra il figlio Emanuele Timothy, avuto da Diletta D’Andrea e nello stesso periodo torna a lavorare anche in teatro.

Salce mette in scena lo spettacolo Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg, con la quale collabora fattivamente anche nella stesura della commedia: i protagonisti sono Adriana Asti, Renzo Montagnani e Italia Marchesini. Nel 1967 la commedia teatrale di Salce viene portata sul grande schermo dallo stesso regista e interpretata da Monica Vitti anziché da Adriana Asti; il film viene accolto dalla critica tiepidamente, ma viene apprezzato il tentativo di misurarsi con un umorismo verbale e sofisticato fuori dai consueti canoni italiani. Dello stesso anno è anche una versione radiofonica, trasmessa a marzo da Radio 3. Prima di tornare al cinema mette in scena La segretaria, tratto ancora una volta da un testo di Natalia Ginzburg.

Tra il 1968 e il 1969 vengono distribuiti alcuni film diretti da Luciano Salce, tra cui due commedie politiche del tutto inconsuete per il cinema italiano: La pecora nera e Colpo di stato. In particolare quest’ultimo fu tolto dalla circolazione e mai più riapparso fino al 2004 a Venezia e al 2006 a Roma. Il successo arriva comunque con la pellicola Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue uscito a Natale, che tra l’altro è l’unico incontro cinematografico tra Salce e Alberto Sordi. Il 1969 è per Luciano Salce anche un momento di grave crisi personale: si rompe la relazione con Diletta D’Andrea, che lo lascia per Vittorio Gassman.

A partire dal 1969 Salce, spinto dalla notorietà televisiva e da un divertimento personale che non è mai venuto meno, aumenta il numero delle interpretazioni cinematografiche, cominciando ad apparire spesso nei film diretti da Vittorio Sindoni, ma anche di altri colleghi tra cui Luigi Zampa, Marco Vicario, Duccio Tessari, Flavio Mogherini, Luigi Filippo D’Amico. Tra le sue prove migliore d’attore si possono citare Homo Eroticus, Anche se volessi lavorare, che faccio?, La signora è stata violentata!, Amore mio, non farmi male, Son tornate a fiorire le rose, Oh dolci baci e languide carezze.

Gli anni settanta

Nel 1970 muore Mario, suo padre. Il regista nonostante la perdita del genitore e la separazione dalla seconda moglie continua ad apparire in TV, presentando il programma Senza rete (programma televisivo). Il successo di Salce si ripete anche in radio, dove conduce i programmi “Formula Uno” e “I malalingua”. I film da lui girati nei primi ’70 sono di minore successo, anche se diretti con grande passione; tra questi si possono citare Basta guardarla (1970) e Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno (1974), dove incontra per la prima volta Paolo Villaggio.

Il 1975 è l’anno di due successi cinematografici per Luciano Salce: il primo è il film Fantozzi, tratto dalle avventure di Fantozzi, un libro scritto da Paolo Villaggio e interpretato dallo stesso attore genovese; inoltre la pellicola è la più vista tra quelle italiane nella stagione 1974-1975. Sempre nello stesso anno, sostituisce Dino Risi sul set de L’anatra all’aranciae coglierà il secondo successo al botteghino. Nel 1976 sulla scia del successo ottenuto col precedente film, Luciano Salce gira Il secondo tragico Fantozzi e in poco tempo raggiunge picchi di comicità grottesca inarrivabile. Sempre nello stesso anno interpreta il personaggio del barone svanito di Perdutamente tuo… mi firmo Macaluso Carmelo fu Giuseppe, per la regia di Vittorio Sindoni, col quale coglie ancora un ottimo successo come attore.

Tra il 1977 e il 1978, Luciano Salce continua la collaborazione con Paolo Villaggio: i due lavorano assieme per la realizzazione dei film Il… Belpaese e Professor Kranz tedesco di Germania (per la quale torna a girare in Brasile insieme all’amico Adolfo Celi), nonché per quella dell’episodio “Sì Buana” inserito nella pellicola Dove vai in vacanza?. Come attore, Luciano Salce in quel periodo continua la collaborazione anche con Vittorio Sindoni per la P.A.C. con lo pseudonimo di Marco Aleandri; inoltre è impegnato anche alla radio: presenta la trasmissione radiofonica “Black-out”, scritta con Italo Terzoli, Enrico Vaime e Guido Sacerdote che conduce per otto anni. Per quanto riguarda il teatro, Luciano Salce mette in scena uno spettacolo dal titolo “La conversazione continuamente interrotta”, tratto da un’opera di Ennio Flaiano e interpretato da Giorgio Albertazzi; la rappresentazione venne allestita al Teatro Argentina di Roma.

Nel 1979 conduce su Rai 2 il programma Buonasera con…, del quale presenta venti puntate tra gennaio e febbraio. A partire dallo stesso anno, per due stagioni, sarà il sagace e raffinato padrone di casa nella trasmissione Ieri e oggi. Nel 1980 scrive insieme a Ernesto Gastaldi il soggetto e la sceneggiatura per il film Mi faccio la barca interpretato da Johnny Dorelli e Laura Antonelli. La pellicola è tratta da un romanzo dello stesso Gastaldi intitolato “I quaranta belanti”; alla fine però la regia venne curata da Sergio Corbucci a causa di una discussione tra Salce e Dorelli.

Gli anni ottanta e la morte

Nel giugno del 1981 Luciano Salce pubblica una raccolta di racconti, dal titolo “Cattivi soggetti”; questo è il suo esordio ufficiale nella letteratura. Nel 1982 torna al successo cinematografico con Vieni avanti cretino, rendendo tributo alla comicità d’avanspettacolo, con Lino Banfi protagonista. Dall’aprile al giugno del 1983 conduce e dirige su Rete 4 il programma Gran varietà, tratto dall’omonima rivista radiofonica di Antonio Amurri e Dino Verde, assieme a Loretta Goggi e Paolo Panelli; è il primo contatto con la televisione privata. Il 27 agosto viene colpito da un ictus cerebrale a Salsomaggiore Terme mentre presiedeva la giuria di “Miss Italia”; viene ricoverato in coma e in prognosi riservata all’ospedale civile di Fidenza.

Questa degenza lo costringe ad abbandonare il progetto teatrale intitolato I ragazzi irresistibili, tratto da un’opera di Neil Simon, del quale avrebbe curato la regia e ne sarebbe stato interprete assieme a Vittorio Caprioli. Nel 1984 Luciano Salce si ristabilisce e torna alla regia cinematografica con il film Vediamoci chiaro; nello stesso periodo cura la regia per l’unico film televisivo da lui diretto, intitolato Gli innocenti vanno all’estero, tratto dall’omonimo racconto di Mark Twain. La Rai propose il lungometraggio nel gennaio del 1985.

Agli inizi del 1985 Salce torna al teatro, dirigendo al teatro la “Scaletta” di Roma Augusto Zucchi in un monologo intitolato “Politicanza”, tratto da un’opera di Italo Moscati. L’ultima regia teatrale la firma nel dicembre dello stesso anno, mettendo in scena “L’incidente”, tratto da un’opera di Luigi Lunari, con Renzo Montagnani protagonista. Nel febbraio del 1986 veste i panni di Giovanni Pastrone nella commedia teatrale di Giancarlo Sepe intitolata “C’era una volta l’Itala Film”. La messa in scena avviene a Torino al Teatro Carignano; curiosamente Salce non appare in scena, ma nei filmati proiettati sul palcoscenico. Nello stesso anno, durante una crociera sul Pacifico, ha le prime avvisaglie della malattia che gli sarà fatale: un melanoma che lo costringe a un’operazione e a varie visite a Parigi.

Nel 1987, seppur debilitato nel fisico dalla malattia, torna sul set e gira il film Quelli del casco, interpretato tra gli altri da Paolo Panelli e Renzo Montagnani: sarà il suo ultimo da regista. Nel 1989 le sue condizioni di salute si aggravano e una nuova operazione di ricostruzione del femore risulta del tutto inutile; il 17 dicembre muore a Roma per un attacco cardiaco. È sepolto a Feltre.